L’UE condanna l’Italia per la mancata applicazione della legge per la responsabilità dei giudici
L’Europa contro l’Italia. Anzi. Contro i magistrati italiani. L’unione Europera aprirà infatti domani un procedimento contro il Belpaese perché non si è adeguato alla legge Ue riguardo ai risarcimenti danni «cagionati nell’esercizio delle funzioni giudiziarie e responsabilità civile dei magistrati». Sarà dunque aperta una procedura di infrazione da parte della Commissione dopo la sentenza del 24 novembre del 2011, nella quale veniva sottolineato come la Repubblica italiana, «limitando la responsabilità ai soli casi di dolo e colpa grave», è venuta meno agli obblighi «ad essa incombenti in forza del principio di responsabilità degli Stati membri per violazione del diritto dell’Unione Europea da parte di uno dei propri organi giurisdizionali di ultimo grado». Nel verdetto europeo la Repubblica italiana due anni fa era stata anche condannata alle spese.
In un documento dell’Ue viene spiegato che l’Italia ha mancato agli obblighi che le spettavano in virtù del principio generale di responsabilità degli Stati membri per violazione del diritto dell’Unione. La Commissione ha deciso di avviare un procedimento dopo essersi rivolta alle autorità italiane per sapere come intendevano assicurare «l’eseguimento del pronunciamento» della Corte. L’Italia avrebbe risposto il 25 settembre del 2012 che prevedeva una modifica di legge che mirava a garantire l’esecuzione del pronunciamento della Corte. La legge in questione è la numero 117 del 1988, paragrafi 1 e 2. «Chi ha subìto un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario posto in essere dal magistrato con dolo o colpa grave nell’esercizio delle sue funzioni ovvero per diniego di giustizia può agire contro lo Stato per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e anche di quelli non patrimoniali che derivino da privazione della libertà personale. Nell’esercizio delle funzioni giudiziarie non può dar luogo a responsabilità l’attività di interpretazione di norme di diritto né quella di valutazione del fatto e delle prove». L’Italia avrebbe risposto all’Ue che erano in corso «lavori per l’adozione del progetto Ue». In base invece a quanto messo nero su bianco dalla Commissione, le autorità italiane «non hanno inviato alcune informazioni aggiuntive relative all’adozione e dell’entrata in vigore» di ciò che era stato comunicato dall’Europa. Che domani ha dunque deciso di avviare un procedimento nei confronti dell’Italia, stabilendo che le autorità italiane non hanno ancora adottato le misure necessarie per garantire l’esecuzione del pronunciamento della Corte Ue. Nella sentenza di due anni fa la Corte ha scritto che «la Repubblica italiana è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza del principio generale di responsabilità degli Stati membri per violazione del diritto dell’Unione da parte di uno dei propri organi giurisdizionali di ultimo grado». Insomma, da domani l’Europa avvierà un procedimento poiché non sarebbero stati rispettate le richieste della Corte Ue per quanto riguarda la responsabilità dei magistrati.
Augusto Parboni, 25 settembre 2013